I Giganti della Patagonia

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Ancora una volta la conferma che i migliori protagonisti dell’industria motociclistica hanno la moto nel sangue oltre al pallino per gli affari. Vincenzo Visenzi, Vice Presidente di GIVI, azienda specializzata in valigie, accessori e caschi per moto, è anche un appassionato del tassellato e delle piste sterrate. Appena gli impegni glielo consentono torna in sella.

Viaggio in Patagonia - panoramica

2 gennaio 2013

La Patagonia ci accoglie nella città di Neuquén, tappa quasi obbligata per chi vuole viaggiare verso il Sud dell’Argentina. La città, divisa in due parti dalla Ruta National 22, è considerata la più popolosa della regione e quella dotata dei migliori collegamenti con la capitale Buenos Aires. Neuquén è il nostro punto di partenza, il primo segno lasciato dalla penna sulla mappa, la prima accensione del motore. Presso l’Hotel Herradura Suites ha luogo l’incontro con il gruppo di viaggio e, nel parcheggio di fronte, il primo contatto con le moto con cui condivideremo questa esperienza. Il gruppo è composto di rappresentanti di sette differenti nazionalità e in tutto si contano undici piloti, una guida e quattro persone per l’assistenza. Le moto sono di marchio Bmw e i modelli scelti (R1200GS, F800GS, F650GS) sono il giusto compromesso per il tipo di viaggio che abbiamo in programma di compiere. Dopo un pomeriggio di intense conoscenze e scambi di parole, in serata sentiamo affiorare la stanchezza accumulata durante il tragitto che, dalle varie parti del mondo, ci ha portato sino a qui. La prima notte in terra argentina termina, infatti, subito dopo cena.

3 gennaio 2013

Durante la colazione si percepisce l’emozione generata dall’imminente partenza. Nel parcheggio le moto vengono ispezionate con cura, preparate ed equipaggiate con accessori GIVI ritenuti indispensabili per il viaggio. Ognuno dedica attenzioni esclusivamente alla propria moto e compie procedure secondo un proprio rituale. Il modo in cui fissare il porta navigatore sul manubrio, regolare l’altezza del parabrezza Airflow o scegliere il contenuto da inserire all’interno dei bauletti, diventano segni caratteristici di ognuno di noi. Dopo un rapido pranzo, condito da domande e accompagnato da consigli tecnici, siamo finalmente pronti alla partenza. Scaldiamo qualche minuto i motori e ci scambiamo sorrisi da dietro le visiere dei caschi, prima di inserire con il piede sinistro la marcia che sancirà l’inizio ufficiale del nostro viaggio. La strada corre veloce nei primi 400 chilometri di viaggio: la doppia linea gialla al centro della carreggiata diventa un punto di riferimento in costante cambiamento. A metà percorso siamo costretti a fermarci per il primo rifornimento di carburante. Una coda di auto e vecchi furgoni si materializza davanti alla pompa di benzina. L’attesa è di trenta minuti, ma ben presto ci renderemo conto che le code per il rifornimento sono una spiacevole costante in questa parte dell’Argentina. Nel pomeriggio raggiungiamo la città di Bariloche, nota località sciistica in inverno e incantevole luogo di villeggiatura in estate. La città, posta ai piedi delle Ande, è famosa per la produzione di cioccolato e per la presenza di numerosi cani di razza S. Bernardo. Attraversiamo il Centro Civico di Bariloche compiendo una specie di parata silenziosa e parcheggiamo le moto in ordine, a lato della piazza. La vista del gruppo di moto genera una sensazione di stupore da parte delle persone che animano quel luogo. Pochi istanti dopo il nostro arrivo ci troviamo piacevolmente occupati a tenere in equilibrio bambini seduti sulle selle e con le braccia fissate sui manubri. Nel tardo pomeriggio ci spostiamo verso l’Hotel Amancay, una straordinaria struttura ricettiva con vista sulla baia di Puerto Panuelo. Nei pensieri notturni di ognuno di noi domina l’immagine del lago Nahuel Huapi, ammirato a cena dalla terrazza dell’hotel.

4 gennaio 2013

La mattina lasciamo alle spalle il lago con dispiacere e percorriamo una strada in salita che porta a un punto panoramico. Il paesaggio che si scopre tra i fitti arbusti merita attimi di contemplazione da affrontare a motore spento e senza casco. La nostra vista si concentra dapprima sul Llao Llao, uno dei resort più caratteristici della Patagonia, per poi perdersi nello spettacolo di luci e colori dei laghi Nahuel Huapi e delle montagne innevate che fanno da sfondo. L’immagine di questo luogo ci terrà compagnia nel casco durante gli oltre 200 km che percorriamo sulla Ruta 40 e che ci separano dal piccolo paese di Trevelin. Quest’ultima località è nota sopratutto per la presenza delle cascate “Nant y Fall”. Le raggiungiamo nel tardo pomeriggio, percorrendo una strada sterrata priva di ogni elementare forma di segnaletica. Il luogo nel suo insieme, nonostante il contenuto spettacolo delle cascate, non delude le nostre aspettative. Risaliamo sulle moto e guidiamo per una trentina di chilometri fino a Esquel, nostro punto d’arrivo. In serata raggiungiamo l’Hosteria Angelina e siamo accolti dal proprietario, un argentino d’origini italiane che non perde un minuto a raccontarci la sua storia. Ceniamo in un ristorante noto per la preparazione della Parrilla, ossia carne alla griglia cucinata con una tecnica particolare. Un’ottima cena con i compagni di viaggio… ora cominciamo a sentirci un gruppo.

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    Partenza

5 gennaio 2013

Il programma della giornata prevede pochi chilometri, ma numerosi tratti sterrati che richiederanno attenzione e una guida concentrata. In principio, il percorso stradale si snoda in una serie di curve dotate di ottimo asfalto e interessanti traiettorie. Guidiamo le moto in maniera pulita e lasciandole correre su quelle curve ci concediamo anche intensi “attimi di piega”. La mano rimane ferma sulla manopola del gas mentre gli occhi si spostano dalla strada al paesaggio. Spesso la guida è piacevolmente distratta dai gesti di saluto che ci sentiamo in dovere di scambiare con gli automobilisti incontrati sulla strada. Lo scambio di saluti tra viaggiatori (usanza ormai pressoché estinta nei nostri Paesi d’origine) è un gesto ancora fortemente sentito in questa parte di mondo. Un cenno con la mano sinistra, un leggero suono di clacson o un piccolo bagliore del fanale anteriore sono i nostri modi di comunicare con chi, dall’altra parte della strada, è in viaggio verso la sua meta. Giunti al Parco Nazionale Los Alarces, lo percorriamo attraverso strade sterrate. Dopo una breve sosta ai lati del lago Futalaufquen, raggiungiamo la meta prefissata per il pranzo: una rustica costruzione in legno con tanto di veranda che ben presto si rivelerà adatta per un breve riposino. Dalle comode amache in stoffa guardiamo con rispetto le nostre moto coperte di polvere. Una volta rimontati in sella, in alcuni punti la strada risulta particolarmente sconnessa e siamo quindi costretti ad aumentare l’equilibrio rimanendo in piedi sulle pedane e stringendo con le gambe i fianchi del serbatoio. Una tecnica di chiara derivazione offroad, ma che anche nella nostra situazione permette di aumentare sensibilmente la fiducia nella guida. È, infatti, possibile controllare gli sbandamenti della ruota posteriore semplicemente con la forza delle gambe, senza far ricadere sul corpo ogni singolo brusco movimento della moto. La strada, sempre più polverosa e dissestata, ci conduce fino al ponte sospeso che collega le due rive del Rio Arrayanes, che attraversiamo a piedi. Poi raggiungiamo il paesino di El Bolson nel tardo pomeriggio e, in via precauzionale, parcheggiamo le moto sotto un’ampia tettoia: si preannuncia l’arrivo di un’imminente perturbazione. El Bolson è situata al centro di una valle ed è caratterizzata da una radicata tradizione hippie, infatti, la sera stessa veniamo sorpresi da una festa organizzata nella piazza principale.

6 gennaio 2013

La vista del cielo grigio di prima mattina non è confortante, e il semplice sguardo oltre i vetri dell’albergo ci rende consapevoli del fatto che pioggia, freddo e vento caratterizzeranno questa giornata. Non ci perdiamo d’animo e indossiamo le nostre tute anti-acqua e gli altri componenti impermeabili in dotazione. Qualche chilometro dopo la partenza siamo costretti a fermarci a una stazione di servizio e ad attendere sotto la pioggia il nostro turno per il gonfiaggio delle gomme. Ieri, infatti, per aumentare la stabilità della moto nei tratti sterrati abbiamo provveduto ad abbassare la pressione in maniera piuttosto approssimativa. Riprendiamo la marcia sotto una pioggia insistente e nei lunghi rettilinei ci accorgiamo che mentre acqua e freddo sono eventi controllabili, il vento che arriva trasversalmente e sbilancia le moto è l’elemento forse più pericoloso. Procediamo a velocità ridotta e cerchiamo di contrastare la forza del vento spostando il peso del corpo sulla moto. Con il passare dei chilometri, anche quel particolare modo di guidare “a moto inclinata” diventa quasi naturale. L’ora del pranzo ci sorprende in prossimità della località di Villa La Angostura, rinomata località di villeggiatura nei pressi del lago Nahuel Huapi. La nostra scelta ricade sui piatti tipici della zona: “bife del lomo” (filetto) e “trucha” (trota). Con il corpo riscaldato e lo stomaco soddisfatto dobbiamo ammettere a noi stessi di dover forzare la nostra volontà per risalire sulle moto e tornare in balia degli eventi atmosferici. La strada, che sulla mappa stradale veniva segnalata “in costruzione”, si rileva ben presto uno sterrato pieno di pozzanghere. Siamo costretti ad adeguare la nostra guida alle rinnovate condizioni e a procedere a una velocità rapida e costante per evitare che la ruota anteriore della moto affondi in qualche pozza di fango più profonda del previsto. La sosta presso le cascate Pichi Traful è una questione di qualche minuto soltanto. Ognuno di noi, battendo i denti dentro il casco, conta i chilometri che mancano ad arrivare a San Martin de Los Andes.

7 gennaio 2013

A causa dell’umidità del luogo non siamo riusciti ad asciugare guanti e stivali bagnati durante il giorno precedente, ma nonostante la leggera situazione di fastidio attraversiamo il paese di San Martin de Los Andes con ritrovato ottimismo. Il sole splende alto sopra i nostri caschi e anche l’ennesima coda alla stazione di servizio diventa l’occasione per un piacevole scambio di saluti con altri motociclisti in viaggio attraverso la Patagonia. Ripartiamo in gruppo e con la mano ben ferma sull’acceleratore raggiungiamo in breve il ponte sul Rio Malleo. È un caratteristico ponte con base in legno, molto spettacolare da attraversare con le moto. La strada che si apre davanti ai nostri occhi è un concentrato di colori. Un terreno rossastro, quasi lunare, contrasta con l’azzurro del fiume che scorre a lato e che delinea un percorso di curve ben definito. È una strada che, a causa del suo spettacolo, distrae la guida e può indurre all’errore. Pranziamo nel paese di Alumine e assaggiamo la famosa “pasta patagonica”. Prima di ripartire abbiamo modo di conoscere alcuni particolari aspetti del luogo attraverso le parole, ricche di dignità, di un meccanico di moto del paese. Raggiungiamo le rive del Lago Pulmari nel primo pomeriggio e con estremo stupore scopriamo quello che sarà uno dei luoghi più caratteristici del nostro viaggio: l’Hosteria Pietra Pintada. È una recente costruzione di legno e pietra, posta su una riva isolata del lago e dotata di camere con ampia vista panoramica. L’albergo è estremamente isolato e l’alimentazione proviene quasi esclusivamente da energia solare e da un generatore secondario di corrente che viene avviato solo nel tardo pomeriggio. Ceniamo in una struttura in legno separata dell’hotel e assaggiamo il famoso “cordero patagonico”, una sorta di agnello locale cucinato alla brace, particolarmente saporito. I ricordi di quella sera sono ben chiari nella mente di ognuno di noi. Le parole pronunciate intorno a quella tavola sono racconti di viaggio, piccole tecniche di guida, storie ed esperienze passate.

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    Sosta presso il Lago Alumine

8 gennaio 2013

La mattina lasciamo la riva del lago Pulmari senza voltarci indietro e percorriamo quello che sarà l’ultimo tratto di strada sterrata del nostro viaggio. Le ruote devono affrontare un nuovo tipo di terreno, più sabbioso del solito e con solchi profondi e marcati. Una strada che i primi giorni avrebbe potuto creare apprensione in alcuni di noi, ora viene affrontata con estrema naturalezza guidando in piedi sulle pedane della moto. La sosta sulla spiaggia del Lago Alumine è l’occasione per divertirsi insieme un’ultima volta, prima di intraprendere gli ultimi chilometri di viaggio. Raggiungiamo il paesino di Villa Pehuenia, ultima sosta prima di raggiungere la città di Zapata. La strada ci ha preparato però un’ultima serie di sorprese e una carovana di eventi si presenta ai nostri occhi: un gregge di pecore che attraversa in modo inaspettato, alcuni contadini a cavallo salutano alzando le redini e una processione di carri trainati da buoi anticipa la preparazione di una festa di paese. Raggiungiamo la nostra destinazione nel tardo pomeriggio, ma la città di Zapata non ha nulla da offrire a chi, come noi, ha visto e vissuto la parte più caratteristica della Patagonia.

9 gennaio 2013

La strada che collega Zapata a Neuquén è un lungo rettilineo di quasi duecento chilometri. Lo percorriamo a velocità costante, rallentando prontamente solo prima dei numerosi posti di blocco organizzati dalla polizia e segnalati da una serie di strisce gialle perpendicolari alla strada. L’arrivo a Neuquén coincide con l’ultimo, quasi commosso, saluto alle moto. Ognuno di noi ha un suo modo personale e interiore di ringraziare quel concentrato di spirito e meccanica che l’ha condotto fino all’ultimo giorno di viaggio. Il collegamento con l’aeroporto di San Martin de Los Andes (luogo di partenza del nostro volo di ritorno per Buenos Aires) è l’ultima tratta che percorreremo tutti insieme come gruppo. Tornando nei nostri Paesi d’origine ogni moto che incontreremo sulla strada, impolverata e con i bauletti montati, ci ricorderà questa terra lontana e il senso di libertà che solo un viaggio in moto può garantire.

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