La Tunisia è, per i motociclisti nostrani, una meta sufficientemente esotica e facilmente abbordabile. La vicinanza alle patrie coste permette di scoprirne i segreti più reconditi con un viaggio non troppo impegnativo, ma dai contenuti talvolta “Stellari”. Possono bastare un paio di settimane per conoscerla meglio e invaghirsene.
testo e foto Umberto Groppi
Per avere grandi soddisfazioni motociclistiche non servono grandi viaggi. O meglio, non sempre serve percorrere migliaia di chilometri per assecondare la propria voglia di luoghi particolari, di paesaggi estremi, di contatti con altre culture. Inoltre, una destinazione a portata di mano come questa può rivelarsi un ottimo banco di prova per misurare le proprie capacità di viaggiatore nel districarsi fra traghetti internazionali, dogane transcontinentali e realtà tutte da scoprire. Il mio rapporto con la Tunisia inizia nel 2008, grazie a un’escursione nel deserto con un gruppo di amici a bordo di un 4×4. Resto catturato dall’atmosfera del paese, tanto da ripromettermi di tornarci in moto, da solo, per assorbirne al meglio l’essenza. Il percorso di conoscenza teorica comincia sfogliando le pagine della guida Lonely Planet dedicata allo stato nordafricano. Elaboro una rotta che mi consenta di entrare in contatto con gli aspetti storici, più seri, e con quelli più curiosi, e faceti. Dopo le precedenti esperienze mediorientali, in compagnia di un amico e della sua moto, questo è il mio primo viaggio in solitaria, che affronto con molta curiosità a cavallo della mia Yamaha Super Tènèrè; direi che le premesse sono ottime. Mi imbarco a Genova; sul traghetto è quasi inevitabile conoscere altri motociclisti. Le pratiche doganali a La Goulette, il porto di Tunisi, si rivelano celeri e senza particolari intoppi; finalmente le ruote della mia ST toccano il suolo d’Africa. Buon compleanno fida compagna di viaggio!
Punto le ruote verso nord. Bizerte è una piccola cittadina con un caratteristico porto-canale che si allunga all’interno, verso l’omonimo lago. L’imponente fortezza andalusa del XVII° secolo ne vigila l’ingresso. Raggiungo Cap Blanc, il punto più settentrionale del continente, e proseguo fino a Tabarka, famosa per la lavorazione del corallo. Qui la rocca che domina la città, risalente al 1500, porta la firma dei Genovesi. La P17 che conduce a Le Kef attraversa i monti della Krumiria, su un asfalto perfetto per danzare tra le curve nei boschi. Ain Drahan, quota 1.014 mt, in inverno si trasforma in stazione sciistica con tanto di impianti di risalita. Visito Bulla Regia, antica polis Romana ricca di mosaici e ville sotterranee edificate per sfuggire alla calura. Le Kef è una cittadina sorta sul versante di una collina, con un’interessante medina e la classica fortezza. Il 14 agosto affronto la tappa più lunga: dalle colline del nord fino al deserto. La destinazione è Tozeur, dove mi fermerò due giorni; il tempo necessario per visitare la grande oasi con la sua immensa palmieraia, circa 100.000 palme, le case della città vecchia, caratterizzate da facciate decorate con mattoni a sbalzo e per provare il cous cous con carne di dromedario. Ritrovo anche alcuni motociclisti conosciuti sul traghetto. Nel vecchio quartiere di Ouled el Hadef così come nelle oasi montane di Tamerza e Mides, 56 km a nord di Tozeur, sono state girate alcune scene del film “Il paziente Inglese”. Sempre mosso dalle memorie cinematografiche tento di raggiungere il set di Guerre Stellari nei dintorni di Nefta. La pista che porta al sito non esiste più; dovrei avventurarmi per vari km nel deserto, senza punti di riferimento. Percorro perplesso poche centinaia di metri nella sabbia e faccio dietrofront; sarà per un’altra volta, promesso.
La strada che porta alla mitica Douz attraversa lo Chott el Jerid, il maggiore lago salato della Tunisia. In questa stagione è asciutto, il caldo supera i 40 gradi e l’infinito rettilineo che lo attraversa è lungo 68 km. Penso a quanto impiegherei ad attraversarlo se la mia ST si trasformasse in una Hayabusa. Gli ultimi 25 km li percorro fendendo una tempesta di sabbia con visibilità pressoché azzerata; brividi nonostante il gran caldo. Douz è una delle porte del Sahara; la sua pittoresca piazza quadrata accoglie, tra le botteghe di souvenir, il famoso mercato del mercoledì e giovedì. Spezie, frutta e stoffe variopinte stuzzicano i cinque sensi. L’oasi è esplorabile percorrendo stradine in terra battuta. Nei dintorni si possono scoprire diversi villaggi assolati come Blidet, dove un giovane tassista mi invita nella sua casa e tra un misto di francese e inglese mi offre da bere, presentandomi a madre, zia e sorelle. Categorico arriva il classico: “Sei sposato?”. Rispondo negativamente, spiegando loro che è grazie, anche, al mio stato civile se posso intraprendere viaggi come questo. Paiono comprendere la mia condizione e si accomiatano donandomi un sacchetto di datteri; shukrane (grazie) e via a manetta. La piccola, ma notissima, oasi di Ksar Ghilane è raggiungibile percorrendo la C211, ora asfaltata, che scende a sud fino ai confini con Libia e Algeria. Una lunga sequela di morbidi dossi ravviva la guida tra le sabbie. L’ondeggiare su di essi regala sensazioni da montagne russe. A Ksar Ghilane si può pernottare in campeggio o in tende berbere appositamente allestite. Prendere sonno, ammirando migliaia di stelle dopo un tonificante bagno nella sorgente termale, ripaga pienamente del caldo patito.
Raggiungo Tataouine attraversando lo Jebel Haouaia lungo la C207. La pittoresca Toujane, situata in una piccola valle, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Sono ora nella zona famosa per gli Ksour: in questi granai fortificati le popolazioni del luogo stivavano e proteggevano i frutti dei loro raccolti. I meglio conservati, e più grandi, sono Ksar Hallouf, XIII° secolo, e Ksar Haddada, quest’ultimo utilizzato come ennesimo set di Guerre Stellari. Un’escursione nei dintorni mi permette di raggiungere due siti interessanti e suggestivi. Il primo è la piccola e sperduta moschea bianca Jemma Chedima, l’altro l’antico villaggio berbero di Chenini. Sorto sulla cima di una collina intorno al secolo XI° è ancora parzialmente abitato. I ragazzi del posto sono delle ottime guide e ne rinverdiscono i fasti raccontando storie e curiosi aneddoti. Doiret, dista pochi chilometri, è totalmente abbandonato, immerso in un silenzio assoluto e surreale. Cambio completamente contesto e panorama, macinando i 160 km che mi separano dall’isola di Djerba. Houmt Souk fu in passato un’importante stazione carovaniera. Dormo in una stanza della vecchia stazione, ora ristrutturata e convertita in albergo. La cittadina è tranquilla, sulle stradine del centro si affacciano numerosi e colorati laboratori artigianali. Volgo di nuovo le ruote verso l’interno, a Matmata. Questa località collinare è famosa per le case troglodite, alcune delle quali visitabili. Sono sostanzialmente delle enormi buche scavate nel terreno, intorno alle quali si dipanano stanze di ogni dimensione. Ricordate la casa di Luke Skywalker in Guerre Stellari? Esiste tutt’oggi con il nome di hotel Sidi Driss. Vi si conservano ancora gli arredi del film, e ovviamente io alloggio qui. La scenografia dell’ambiente è completata dalla luna piena, in una fresca notte a sei metri sottoterra! Da Matmata comincia la risalita verso Tunisi.
Raggiungo Kairouan evitando la costa, immergendomi nuovamente nel caldo torrido dell’interno. La ferrovia corre per un tratto parallela alla strada; lampeggio al treno che sopraggiunge. Ottengo in risposta tre lunghi fischi di saluto; viva la Tunisia. Kairouan è il centro religioso del paese, e come tale conserva la moschea di Uqba, una delle più importanti di tutto l’Islam, eretta nell’anno 690. Al di fuori di essa la vita scorre tra la medina e il grand souk (mercato). L’avvicinamento continua; attraverso Sousse, concedendomi un pranzo in un ristorante vista mare nella piccola e tranquilla Hergla, dove il turismo è quasi nullo, le infrastrutture anche meno. A nord ovest di Enfidha è possibile visitare il villaggio di Takrouna. Per la sua posizione su uno sperone roccioso, ricorda vagamente la Minas Tirit de “Il Signore degli Anelli”. Da qui la vista può spaziare a 360 gradi, disturbata solo dall’ululare del vento. Attraverso il caos turistico di Hammamet e arrivo a Nabeul, centro principale della penisola di Cap Bon. Trascorro la serata in compagnia del titolare di un negozio di ceramiche, tipico prodotto della zona, discutendo amabilmente. L’ultimo assaggio di Tunisia me lo concedo percorrendo il periplo della penisola di Cap Bon. La panoramica C27 costeggia spiagge di sabbia bianca, fortezze spagnole e aree agresti. Pernotto a Chartage, l’antica Cartagine di cui resta ben poco, a nord de La Goulette. La zona, ad alto appannaggio turistico, sfoggia numerosi ristorantini dove poter gustare pesce fresco e a buon mercato. Tunisi è una moderna capitale, percorsa da ampi viali alberati, che pulsa di vibrante confusione, come è tipico delle grandi città africane. Meritevoli di considerazione sono lo storico museo del Bardo, la grande moschea e il souk della medina. La visita a Sidi Bou Said è d’obbligo per ammirarne gli immacolati edifici ornati d’azzurro. Al tramonto, quando tutto tace per il Ramadan, il borgo si svuota e tutto diventa silente. Il sole, immergendosi nel mare, tinge il cielo di rosa. È l’ultima immagine, da sogno, che questo viaggio in Tunisia mi regala. Domani io e la mia fida Super Tènèrè torniamo a casa. Naturalmente più che soddisfatti.
Roadbook
Tunisi – Bizerte km 80
Bizerte – Tabarka km 155
Tabarka – Le Kef km 135
Le Kef – Tozeur km 370
Tozeur – Mides – Tozeur km 170
Tozeur – Nefta – Tozeur km 55
Tozeur – Douz km 135
Douz – Ksar Ghillane km 144
Ksar Ghillane – Tataouine km 225
Tataouine – Jerba km 166
Jerba – Matmata km 163
Matmata – Kairouane km 266
Kairouane – Nabeul km 170
Nabeul – Kelibia – Chartage km 220
In Tunisia si viaggia tranquillamente e il turista è molto ben accolto. Le persone sono quasi sempre disposte a dare un aiuto, qualsiasi cosa si abbia bisogno. Al sud, soprattutto, vige la “legge del deserto”, dove tutti aiutano tutti. Se ci si trova a bordo strada, anche solo per consultare la cartina, qualcuno si fermerà sicuramente, chiedendo se tutto è a posto.
Lungo le strade si trovano bancarelle che vendono frutta; ottima ed economica.
Portare sempre una scorta d’acqua; 2/3 litri.
Nelle aree carenti di distributori il carburante viene normalmente venduto in chioschi improvvisati.
Contrattare qualsiasi acquisto è una regola non scritta, vigente qui come in altre parti del mondo.
Abbigliamento: tecnico e aerato. Preferibilmente chiaro per non assorbire in eccesso i raggi del sole e trasformarsi in un forno. Per questa stessa ragione è consigliabile ricoprire, se possibile, la sella con una stoffa chiara. Sedersi su qualcosa di arroventato difficilmente può risultare piacevole!
Moto
Piccola lista di ricambi di prima necessità:
1 kg olio motore, grasso catena, candele, filtro benzina, camere d’aria e kit anti foratura. Leve manubrio, cavo frizione, nastro americano, fascette varie, set attrezzi, regolatore di tensione. I meccanici sono piuttosto abili nel trovare una soluzione a eventuali guasti, ma al momento l’elettronica sofisticata non è di loro profonda pertinenza.