Il 2020, nonostante le difficoltà oggettive, è l’anno che sancisce la definitiva rinascita del marchio VILLA, una precisa strutturazione dell’azienda e una precisa strategia per il futuro.
L’azienda è articolata su 4 divisioni di business:
- la produzione di moto,
- la produzione di ruote a raggi,
- la divisione engineering,
- l’officina e il magazzino di supporto ai prodotti storici e vintage
La strategia evolutiva vede l’azienda fortemente impegnata sul fronte dell’evoluzione che il mercato richiede: l’elettrico. Il filone elettrico parte dalla gamma di prodotti per bambini e ragazzi e sull’attività di engineering ma si va organizzando verso la preparazione di una specifica gamma di prodotti.
L’anima di Francesco Villa da cui anche la nuova Moto Villa ha preso vita non verrà disconosciuta: prestazioni, qualità e design rimarranno inalterati anche nei nuovi prodotti.
STORIA
La Casa nacque dall’esperienza di Francesco Villa, pilota e tecnico di buon livello per Ducati, FB Mondial e Montesa, che già nel 1965 aveva costruito una 125 due tempi da competizione, battezzata Beccaccino, successivamente ceduto alla spagnola Montesa.
La neonata azienda realizzò il suo primo prodotto nel 1968 – la PR – nata dall’evoluzione del Beccaccino e presentata a metà dell’anno. Sulla base di questo progetto Villa realizzò la 250 PR che si rivelò un successo, venendo adottata da vari piloti nell’ambito delle competizioni professionali.
Nel 1970 la Società si impegnò nel progetto di una nuova moto 250 cm³ bicilindrica a V sovrapposto frontemarcia e nella costruzione di una 50 cm³, destinate alle competizioni agonistiche, che fecero registrare brillanti risultati. Sulla base di tale moto venne inoltre sviluppata una 125 con la medesima impostazione motoristica, che permise di raggiungere ottimi risultati nel Campionato Italiano Seniores 125 del 1971.
Le prime realizzazioni nel nuovo settore furono una 50 e una 125 cm³ che adottavano motori Franco Morini. Con la realizzazione di queste motociclette terminò anche l’attività di importatore italiano Montesa, spostando l’attività da Modena a Crespellano.
Nel 1973 avviò anche la realizzazione in proprio dei motori con il modello CR, equipaggiato con motori da 250 e 450 cm³. La CR nella versione Cross e Regolarità, entrò in produzione alla fine dello stesso anno e ci rimase fino al 1976.
In quell’anno venne inoltre presentato il nuovo modello FV equipaggiato con motori 250 e 350 e prodotto fino al 1978 nelle versioni Cross e Regolarità. Queste moto vinsero ovunque: degne di nota la conquista del Campionato Italiano Cross 250 Cadetti nel 1975, 1976, 1977 e quella del Campionato Italiano Cross 250 cm³ Juniores 1976.
Sul finire del 1978 venne presentata la nuova serie MX che entrerà in produzione nel 1979 con motori raffreddati ad aria da 250, 350 e 410 cm³ sempre nelle versioni Cross e Regolarità.
Tale modello nel 1978 conquista il Campionato Italiano Cross 500 Seniores. Alla MX seguì la serie MX1 con telai modificati e motori compatti e cominciarono i primi tentativi di introdurre motori raffreddati a liquido per le 125 cm³.
Dalla fine del 1981 vennero adottate le sospensioni posteriori monocross (cioè con un singolo ammortizzatore al posto di due) per tutta la gamma, seguite dall’introduzione di motori con raffreddamento ad acqua anche per le 250.
Sempre nel 1981 venne proposta la nuova 125 TT4, una moto ad impiego esclusivamente agonistico, sviluppata col contributo del giovane Luca Cadalora, all’epoca apprendista nell’officina di Francesco Villa, applicati anche a telai di altri costruttori. Negli anni ‘80 numerose furono le innovazioni tecniche e meccaniche apportate alle moto del reparto corse, con risultati eccellenti nelle competizioni. Sempre negli anni ‘80 venne ampliata la gamma di produzione estendendosi anche alle moto ad impiego stradale come la Italia, la Seebring e la Daytona, mentre tra i nuovi modelli fuoristrada videro la luce la Tempestino e la 495 MCA, che avrebbe dovuto essere il modello di punta nelle competizioni crossistiche, rimaste però allo stato di prototipo, e l’enduro Rommel 350 cm³. Il marchio Moto Villa ottenne inoltre ottimi risultati anche nei kart: la Moto Villa vinse il Campionato Italiano Kart 125 Junior e il Campionato Francese Kart 125.
Dal 1984 l’attività della Moto Villa conosce però un brusco declino, dovuto anche alla concorrenza delle grandi case giapponesi, che lasciano sempre meno spazio per piccoli costruttori. L’attività della Villa si ridusse sempre più fino a cessare nel 1987, per riprendere negli anni novanta con l’importazione di scooter dall’Estremo Oriente.
Dopo oltre trent’anni passati a gestire le moto dei più grandi costruttori off-road Cross 2R volta pagina e prende una decisione importante cambiando completamente: da team a costruttore.
Il 28 giugno 2012 è stata annunciata l’acquisizione della Moto Villa da parte della Fam. Bivio. La scelta di far rinascere un marchio storico come Moto Villa è il frutto di un’analisi approfondita di un’azienda che opera nel settore moto da cinquant’anni e che era famosa per la caratteristica di costruire oltre alle moto anche i motori, cosa ben poco comune nelle case motociclistiche di dimensione “artigianale”. Fattore determinante che ha inciso sulla scelta della Fam. Bivio riguarda le recenti novità nel mondo delle competizioni: il ritorno dei motori a 2 tempi, che in passato erano stati ridimensionati per far posto ai motori a 4 tempi.
Con questa situazione si sta creando un vuoto di produzione che ad oggi è occupato da pochi costruttori. Ora il trend è verso un ritorno importante verso i motori 2 tempi: il fuori strada, nello specifico, è una nicchia di mercato per le grosse case motociclistiche ma per l’azienda rappresenta un bacino immenso. Per questa ragione i colossi giapponesi sino a pochi anni fa leader di queste motorizzazioni sono rimasti spiazzati ed i loro tempi di reazione a tali novità sono molto lunghi.
Inoltre per le multinazionali nipponiche il problema dei numeri è pressante, mentre al contrario rappresenta una ghiotta opportunità per la Moto Villa occupare questo spazio in breve tempo, avendo per dimensione e struttura aziendale, una maggiore elasticità nella conversione dell’attività produttiva.